Vitamina E in alimenti e integratori: a cosa serve?

3 Luglio, 2020

Introduzione

La vitamina E (tocoferolo) è una vitamina liposolubile (ossia solubile nei grassi), come le vitamine A, D e K.

Fu scoperta nel 1922 a Berkeley, presso l’Università della California, grazie all’osservazione del fatto che le cavie (roditori) usate in laboratorio necessitavano di questo nutriente per mantenere la propria fertilità; inoltre, se deprivate di vitamina E, le cavie andavano incontro ad aborto spontaneo. L’etimologia della parola tocoferolo si riferisce proprio a questa importante proprietà: dal greco tokos=prole e fero=portare, tocoferolo significa “portatore di nascita”.

Vitamina E negli alimenti

La vitamina E è presente in natura in 4 isoforme, alfa-, beta-, gamma- e delta-tocoferolo; quella maggiormente trattenuta e presente nel corpo umano è la alfa.

Una volta ingerita, la vitamina E viene assorbita a livello intestinale – in modo dipendente dall’adeguata ingestione di grassi – e trasportata tramite i chilomicroni nel sistema linfatico e sanguigno. La vitamina E rilasciata nel sangue dai chilomicroni viene successivamente captata dalle lipoproteine (HDL, LDL); una parte viene trasferita nel fegato e da qui distribuita ai tessuti tramite chilomicroni e lipoproteine VLDL.

Le fonti più ricche di vitamina E sono gli oli vegetali:

  • Olio di oliva, di germe di grano, di cartamo, di girasole contengono prevalentemente α-tocoferolo
  • Olio di soia e olio di mais contengono prevalentemente γ-tocoferolo

Anche l’olio di mandorla rappresenta una buona fonte di α-tocoferolo.

Fonti alternative di vitamina E sono costituite da:

  • spinaci, cavoli, broccoli, asparagi
  • patate dolci
  • tuorlo d’uovo
  • fegato
  • semi di soia
  • burro e latte
  • cereali integrali
  • ceci
  • mandorle, nocciole, arachidi
  • pepe e peperoncino

A cosa serve

La vitamina E è considerata il più importante e potente antiossidante liposolubile presente all’interno del corpo umano.

Nello specifico, questa vitamina è in grado di agire da “scavenger”, ossia da “spazzino”, nei confronti dei radicali liberi, proteggendo i lipidi delle membrane cellulari e le lipoproteine circolanti dal danno ossidativo. Ricordiamo che l’ossidazione delle lipoproteine che trasportano colesterolo e trigliceridi (HDL, LDL, VLDL) è una delle cause riconosciute responsabili della formazione delle placche aterosclerotiche, preludio allo sviluppo di malattie cardiovascolari e cerebrali.

Oltre all’azione antiossidante, la vitamina E svolge altre importanti funzioni:

  • è coinvolta nel meccanismo di difesa immunitaria, favorendo la produzione di anticorpi
  • regola la proliferazione cellulare della muscolatura liscia dei vasi sanguigni
  • ha attività antiaggregante piastrinica
  • modula la funzionalità vascolare, regolando la produzione di monossido d’azoto (NO, un potente vasodilatatore endogeno)
  • ha attività analgesica e antinfiammatoria
  • favorisce la guarigione delle ferite
  • possiede attività neuroprotettiva
  • è coinvolta nella funzionalità di numerosi geni – in particolari di quelli che regolano il bilancio lipidico, la cascata infiammatoria, la sintesi dei neurotrasmettitori, il meccanismo di crescita e rinnovamento cellulare

Carenza ed eccesso

La carenza di vitamina E venne descritta per la prima volta negli anni ‘60 del secolo scorso, identificata in un gruppo di bambini che soffriva di sindrome di malassorbimento dei grassi.

La carenza per apporto alimentare insufficiente è evento raro; più spesso essa deriva da condizioni patologiche che comportano problemi di assorbimento dei nutrienti, quali

  • sindrome di malassorbimento dei grassi
  • fibrosi cistica
  • morbo di Crohn
  • pancreatite e ostruzioni biliari

In presenza di malattie che comportano problemi nell’assorbimento dei grassi, risulta inutile somministrare vitamina E: essendo liposolubile, non verrebbe assorbita, al pari degli altri grassi introdotti con la dieta. In questi casi esiste una speciale formulazione di vitamina E complessata con polietilene glicole succinato, che ne permette l’assimilazione senza la necessità di intervento da parte degli acidi biliari.

Anche l’utilizzo di prodotti dimagranti (primo fra tutti l’orlistat) che ostacolino l’assorbimento dei grassi può comportare carenza di vitamina E – e delle altre vitamine liposolubili (A, D e K): in questo caso l’integrazione (distanziata dall’assunzione del prodotto dimagrante) è fortemente consigliata.

La carenza di vitamina E è difficile da diagnosticare, soprattutto nelle fasi iniziali, poiché i disturbi sono generici e sovrapponibili con altre carenze alimentari; in ogni caso i sintomi che si accompagnano con maggior frequenza al deficit di vitamina E sono

  • anemia emolitica
  • deficit immunitario
  • disturbi neurologici (neuropatia periferica e atassia)
  • problemi nell’aggregazione piastrinica
  • aumento dei prodotti di perossidazione lipidica nel plasma

L’eccesso di vitamina E è un evento raro. Quando si verifica, può comportare

  • innalzamento della pressione sanguigna, con conseguenze pericolose in caso di individui ipertesi
  • nausea e vomito
  • stanchezza diffusa

Uso clinico

Oltre che per trattare i casi di carenza, la vitamina E è stata testata come supporto terapeutico in svariate patologie, in alcuni casi con risultati interessanti. Di seguito verranno elencati gli utilizzi terapeutici per i quali l’integrazione di vitamina E si è dimostrata in molti casi efficace.

  • Alzheimer. Alcuni studi clinici preliminari hanno evidenziato come l’assunzione di vitamina E, in associazione con i farmaci tradizionali (selegilina, donepezil) possa rallentare la progressione della malattia. Non sembra invece che l’integrazione preventiva di vitamina E possa diminuire il rischio di sviluppare la patologia.
  • Parkinson. Alcuni studi osservazionali suggeriscono una possibile correlazione tra un’alimentazione ricca di vitamina E e la diminuzione del rischio di sviluppare il Parkinson. Tuttavia, la somministrazione della stessa vitamina in caso di malattia conclamata non sembra avere benefici.
  • Anemia. L’associazione di vitamina E all’eritropoietina (un ormone prodotto da rene e fegato, utilizzato come farmaco in caso di anemia da insufficienza renale cronica) sembra potenziare l’azione farmacologica di quest’ultima, in termini di aumento di emoglobina ed ematocrito, sia in adulti che in bambini. Alcuni risultati positivi sono stati ottenuti anche in seguito alla somministrazione di vitamina E in bambini affetti da beta-talassemia.
  • Dismenorrea e sindrome premestruale. Secondo alcuni studi, l’assunzione di vitamina E da due settimane prima del ciclo a tre giorni dopo l’inizio della mestruazione sarebbe in grado di ridurre l’entità e la durata del dolore, a confronto con placebo. Stesso risultato positivo in termini di riduzione della sintomatologia premestruale (ansia, nervosismo, depressione) dopo tre cicli di assunzione di vitamina E.
  • Morbo di Huntington (malattia degenerativa del Sistema Nervoso Centrale, ereditaria, che porta progressivamente alla perdita della coordinazione muscolare e al declino cognitivo). Secondo alcuni studi, la somministrazione di vitamina E avrebbe effetto positivo sul miglioramento dei sintomi nelle fasi iniziali della malattia; lo stesso effetto non si è evidenziato però negli stadi più avanzati.
  • Infertilità maschile. Alcuni studi hanno evidenziato possibili effetti della vitamina E sull’aumento degli spermatozoi e sul miglioramento del danno ossidativo dello sperma (una delle possibili cause di infertilità).
  • Potenziamento muscolare negli individui anziani. Uno studio di popolazione italiano effettuato su 896 soggetti, di età uguale o maggiore a 65 anni, ha evidenziato una correlazione tra il livello plasmatico di antiossidanti (vitamina E e C), provenienti da fonti alimentari, e alcuni parametri quali la velocità della camminata, la capacità di estensione del ginocchio, l’equilibrio e la velocità di passaggio dalla posizione seduta a quella eretta. La supplementazione con antiossidanti potrebbe quindi esercitare un ruolo favorevole nel mantenimento della forza muscolare nei soggetti anziani.
  • Artrite. Secondo alcuni studi effettuati in doppio cieco, dosi elevate di vitamina E potrebbero essere in grado di ridurre il dolore articolare nell’osteoartrite e nell’artrite reumatoide, potenziando la terapia farmacologica convenzionale.

Dose ed effetti indesiderati

Le linee guida internazionali raccomandano un’assunzione giornaliera di vitamina E pari a 15 mg nella popolazione adulta; la dose massima tollerabile risulta di 300 mg giornalieri.

Generalmente l’integrazione di vitamina E è ben tollerata alle dosi consigliate. In taluni casi possono verificarsi episodi di

  • nausea
  • diarrea e crampi intestinali
  • affaticamento e debolezza
  • cefalea
  • eruzioni cutanee
  • creatinuria (perdita di creatina nelle urine, segno di sofferenza renale)

L’assunzione di vitamina E in gravidanza è considerata priva di controindicazioni.

Vista l’attività antiaggregante piastrinica, si raccomanda di consultare il proprio medico in caso di terapia concomitante con anticoagulanti.

 

A cura della dott.ssa Sonja Bellomi, PhD in Scienza delle Sostanze Bioattive

 

Fonti e bibliografia

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  2. Encyclopedia of Dietary Supplements, 2nd edition
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  3. Journal of Lipid Research, 201, 54:2293–2294.
    Vitamin E: the enigmatic one!
    Blaner WS
  4. Ann Nutr Metab 2012;61:207–212
    A History of Vitamin E
    Etsuo Niki, Maret G. Traber
  5. Therapeutic Research Center – Natural Medicines

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